Archivio per novembre, 2010

Talete riflette sugli elementi

Talete riflette sugli elementi

Diciamoci la verità: nell’antica Mileto il clima non doveva essere particolarmente piovoso. Quando Talete indicava nell’acqua l’elemento supremo, il principio dell’intero universo, è facile immaginare una terra riarsa, nella quale la canicola estiva seccava ogni forma di vita: niente di più semplice che osservare che l’unico modo per far sopravvivere una pianta o un animale sotto il caldo sole anatolico era quello di dargli dell’acqua (quando sei agli albori di una civiltà non è che devi formulare dei pensieri eccezionalmente profondi per essere ricordato nei libri di storia!).

Per chi, invece, nell’Italia del XXI secolo, flagellata da mesi ininterrotti di pioggia (in barba alla fama di “paese del sole”), è costretto a subire lo stillicidio di una goccia d’acqua che si infiltra dal soffitto e che, dopo essere rimasta appesa per un tempo infinito, si libra infine nell’aria per infrangersi sul pavimento (o all’interno di una provvidenziale bacinella), l’acqua non appare poi un così straordinario e miracoloso elemento. Certo non si può contraddire Talete quando affermava che l’acqua origina la vita, anzi il pensiero ricorrre anche troppo spesso alle sue parole, quando vedi che la vita che si genera da quest’acqua un po’ troppo invadente prende l’aspetto colorato e peloso di uno strato maleodorante di muffa.

Non c’è modo di fermare l’acqua, mettete pure gli strati più spessi, i materiali più resistenti, ma statene certi: prima o poi il lento corrodere del liquido avrà la meglio sul più solido dei materiali. Gutta cavat lapidem, la goccia scava la roccia, dicevano gli antichi Romani, che abitavano invece nella nostra penisola: forse il clima non è poi cambiato così tanto in questi ultimi due millenni!

La cover dell'album di Gazzè "Una Musica Può Fare" che contiene il brano "Il Timido Ubriaco"

La cover dell'album di Gazzè "Una Musica Può Fare" che contiene il brano "Il Timido Ubriaco"

Il nome di questo blog, Il Timido Ubriaco, rimanda ovviamente all’omonima canzone di Max Gazzè, che racconta appunto i tormenti di un uomo timido, che non riesce a dichiarare il proprio amore ad una donna già sposata, ma che, spinto dall’ebbrezza data da un “lungo e familiar bicchier di vino”, può solo dedicarle i versi di una canzone, con la tenue speranza che possano avere su di lei l’effetto di quella rosa che lui non ha il coraggio di donarle.

E’ una canzone che ho sempre trovato molto interessante, sia dal punto di vista musicale e metrico (lo schema delle rime è fantastico!), sia perché mi sono un po’ riconosciuto nella figura di quest’uomo timido, silenzioso, che nasconde dentro di sé un mondo di pensieri, sentimenti ed emozioni, ma che, proprio per il suo carattere, spesso si riduce a guardare la vita dal di fuori anziché parteciparvi, oppure affida il proprio mondo interiore a una canzone, a una poesia, a una lettera, a un diario.

Ecco, questo sarà il mio diario online per i prossimi mesi, nel quale appunterò quei pensieri, quelle riflessioni che un timido elabora nei suoi lunghi silenzi ma che spesso tiene per sé, soprattutto per la radicata convizione che, in fondo, non possano interessare proprio a nessuno.