Archivio per marzo, 2011

La giostra

Pubblicato: 28 marzo 2011 in Il Timido Ubriaco
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Una giostra tradizionale

Una giostra tradizionale

Sarà pure una metafora della vita, sicuramente fa tanto belle epoque, specie se ci sono ancora cavalli e carrozze invece delle più moderne astronavi, eppure a me la giostra, in qualsiasi forma sia, mi fa tanta tristezza. Credo di essere stato un bambino felice, spensierato, eppure la giostra mi richiama alla mente quella parte un po’ polverosa, un po’ ingiallita e malinconica dell’infanzia. Un po’ come i clown del circo, il costume di carnevale da Pierrot, gli infiniti orrendi testi della letteratura per l’infanzia (quante persone hanno preso per sempre in odio la lettura dopo il traumatico, e obbligatorio, incontro con “Capitani Coraggiosi”, il libro “Cuore” o “Il richiamo della foresta”?).

La giostra per me è un ricordo associato a questo mondo, a questo pesantissimo retaggio dell’Ottocento che affliggeva ancora la mia generazione ma dal quale fortunatamente le generazioni successive si sono salvate. Ora i bambini passano il tempo alla Playstation, hanno giocattoli sofisticati, viaggiano in lungo e in largo per il mondo dietro ai genitori. Già, eppure. Eppure, la giostra in piazza è sempre affollata di bambini che smaniano per salire, solo un altro giro papà. Boh. Valli a capire.

Quegli inquietanti cavalli dai colori sbiaditi, le espressioni imbarazzate dei padri che accompagnano i bambini piccoli nel giro (e che sembrano voler dire al mondo: “Lo faccio per il bambino, ma io no, non mi sto divertendo affatto, anzi mi viene anche un po’ da vomitare”), i saluti delle nonne che ad ogni giro si fanno più stanchi, quando il movimento circolare riporta davanti a loro i nipotini, che imperterriti e instancabili agitano le manine.

Mi vengono i brividi. No, proprio non la posso soffrire la giostra.

La nuvola di Fantozzi

La nuvola di Fantozzi

E’ arrivata la primavera, carica di sole, di profumi e di radiazioni tossiche (!). Guardo malinconicamente il cielo azzurro dalla finestra dell’ufficio; quando, rientrando dal pranzo, devo barricarmi di nuovo in un edificio, di fronte a uno schermo, mi piange il cuore ad abbandonare questo caldo sole. Fortunatamente tra poco arriva il weekend e potrò godermi la mia parte di questo raggiante inizio di stagione…

Già, perché, dopo una settimana splendida come questa, sicuramente sarà bello anche nel weekend, sarebbe assurdo che cambiasse proprio nel fine settimana. La nuvola dell’impiegato è una leggenda inventata da Paolo Villaggio. Ma. Vediamo le previsioni del tempo: è previsto un peggioramento delle condizioni atmosferiche per il fine settimana!! Non posso crederci!!

Allora la nuvola dell’impiegato esiste! Non venite a raccontarmi che non è vero! Faccio una veloce ricerca su Google. Scopro che due accademici tedeschi, tali Baeumer e Vogel, hanno pubblicato nel 2007 uno studio che fornisce un fondamento scientifico a questa teoria: le variabili climatologiche seguono “un’inaspettata periodicità settimanale”.

Sono allibito. Controprova. Accedo a un database con i dati climatologici della città di Firenze dal 2000 a oggi; faccio una veloce ricerca raggruppando i dati in base al giorno della settimana. Incredibile: il giorno più piovoso in assoluto risulta essere la Domenica, seguito (a lunga distanza) dal Martedì e dal Sabato (quasi a parimerito), quindi (a molto lunga distanza) seguono gli altri giorni!

Baeumer e Vogel parlano di una periodicità “inaspettata”, perché, ovviamente, la natura non conosce le settimane, sono un’invenzione umana. I due studiosi, in mancanza di altri elementi scientifici, sostengono che l’andamento sia dovuto in qualche modo alle attività umane e all’inquinamento. Mah. Alla fine è sempre vero che la Fortuna è cieca mentre la Sfiga ci vede benissimo. Forse questa periodicità non è poi così inaspettata.

Le pieghe sulla bandiera

Le pieghe sulla bandiera

Fa piacere in questi giorni vedere la città che si riempie di bandiere tricolori; fa piacere sapere che le bandiere non vengono tirate fuori solo in occasione dei mondiali di calcio (anche se si trovano soprattutto nelle vetrine dei negozi, il che dà un po’ l’idea che la ricorrenza dell’Unità d’Italia sia un’enorme operazione di marketing).

Sono bandiere usate di rado, con la stoffa ancora segnata dalle pieghe prese sul fondo di qualche buio e sperduto cassetto. E mi viene da pensare che somigliano un po’ al nostro nazionalismo: da nascondere come qualcosa di infantile e tirare fuori solo quando il pudore di una festa nazional-popolare ce lo consente. Italiani sempre pronti a denigrare il proprio Paese, a evidenziare le differenze piuttosto che le affinità, a trovare qualche motivo per andare via e mai nessun motivo per restare.

A casa dei miei, quando ero bambino, c’era una bandiera italiana, anche se era al contrario (per errore mia nonna, che l’aveva cucita, aveva messo il supporto per l’asta dal lato del rosso anziché da quello del verde…ed è in questa occasione che ho imparato – e suppongo, poi, anche mia nonna – che la bandiera italiana aveva un verso). Ora che ho una casa mia non posseggo una bandiera da sgualcire in qualche cassetto, ma mi porto dentro, nella vita quotidiana, l’amore per la mia Patria, un affetto che si traduce in tanti piccoli gesti di civiltà, un sentimento che in alcuni casi mi fa anche ribollire di rabbia e indignazione, ma che sempre, sempre mi rende orgoglioso di essere italiano.

La bandiera che porto dentro di me non ha pieghe.

Prima e dopo

Prima e dopo

Ci sono eventi che scandiscono la storia, sia quella con la S maiuscola, sia quella personale di ognuno di noi. Eventi che rivoluzionano l’intero mondo, che segnano cioè uno spartiacque, per cui si può individuare un prima e un dopo.

Un evento di questa portata può sconvolgere ogni tua certezza, modificare ogni più radicata convizione, stravolgere completamente la tua scala dei valori. Gli amici stentano a riconoscerti, ignorando il fatto che tu stesso non ti senti più la stessa persona di ieri, che scorgi nei tuoi occhi lo smarrimento di chi non sa più cosa porterà il domani.

Ma il cambiamento è vita. Riemergeremo dal gigantesco tsunami emozionale che ci ha sommersi. Impareremo di nuovo a stare a galla. Nel frattempo, lasciateci abbandonare a questa violenta corrente, che ogni onda ci porti felicità, amore, paure, speranze. Ci sarà tempo per ricostruire. Dopo.

Benvenuta, piccola mia.