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Il raffinato video di “Turn up the radio”

E’ stato reso pubblico da qualche giorno il video di “Turn up the radio”, l’ultima fatica discografica di Madonna. L’evento in questo caso non è la canzone in sé (l’ennesimo pezzo dance dal motivetto orecchiabile), ma il fatto che il video sia stato girato qui da noi, a Firenze.

Firenze. Un nome che nel mondo è sinonimo di arte, di storia, di morbide colline coperte di vigne, sulle quali matura l’uva per il suo Chianti. Un’immagine un po’ stantia, lo ammetto. Ottocentesca, polverosa, addirittura crepuscolare. Eppure forse proprio per questo piena di quel fascino che hanno le cose antiche, l’odore del tempo trascorso, i colori sbiaditi che trafiggono il nostro sguardo evocando ricordi lontani. Riesco solo vagamente a immaginare quale straordinario scenario possa offrire una città ricca di arte e di storia come Firenze a una persona proveniente da un paese “giovane” come l’America. Quale imperdibile occasione.

Poi guardo il video. Sinossi: Madonna, conciata come una prostituta, esce dal suo albergo in Piazza Ognissanti, scocciatissima per la folla di fan e giornalisti; l’autista la porta in Mugello, dove raccatta una serie di personaggi assolutamente improbabili e fuori luogo, mentre si alternano scene che la vedono nuovamente in città (sui lungarni), in piedi sul sedile della macchina, mentre indica eccitatissima in una direzione indefinita, seguita da un codazzo di fan (che ora a quanto pare non la infastidiscono più). Fine.

L’intero video non mostra nemmeno un’immagine che permetta di identificare chiaramente in Firenze la città che fa da sfondo. Una città anonima. Una città qualsiasi. Vengo poi a sapere che il programma originale prevedeva di girare il video a Roma, ma che poi per questioni logistiche legate alle date del tour si è optato per Firenze. Mi rendo conto che per un americano è difficile comprendere la differenza culturale, storica e architettonica che separa due città come Roma e Firenze, ma d’altro canto, vista la considerazione con cui è stata trattata la culla del Rinascimento, probabilmente una qualsiasi città del mondo sarebbe andata benissimo lo stesso. In fondo serviva solo un fondale più o meno cittadino nel quale impiantare una versione rozza e surreale di una periferia americana.

Ma forse non dovrei meravigliarmi, ben ricordando il video di “Like a virgin”, girato a Venezia. Si poteva anche pensare, però, che il periodo storico più sobrio, la maggiore maturità e i mezzi più ingenti a disposizione avrebbero prodotto un risultato migliore. Invece viene quasi da rimpiangere “Like a virgin”: lì se non altro le trovate trash e la terribile moda degli anni 80 non erano stati sufficienti a nascondere la composta eleganza della bellissima città lagunare.

Evidentemente il buon gusto non si può comprare.

Il video di "The Greatest Love of All"

Hanno già detto e scritto tutto: una delle più grandi star della musica pop, un’artista che può vantare al proprio attivo alcuni tra gli album più venduti in assoluto nella storia della musica leggera, che si spegne a soli 48 anni affogando nella vasca da bagno di una camera d’albergo.

I giornalisti fanno a gara per ripercorrere la sua parabola discendente. Aveva tutto, ha perso tutto. Più si sale in alto, più la caduta è dolorosa. I soldi e il successo non fanno la felicità. Eccetera.

Nient’altro da aggiungere. Misero tributo per un’artista piena di talento, che ci ha regalato alcune canzoni indimenticabili prima di sprofondare nel suo personale inferno. Il mondo l’ha già giudicata. E dimenticata.

Io invece stasera, in fuga da un San Remo piatto e tutto sommato inutile, voglio rifugiarmi ancora una volta tra quelle melodie cariche di ricordi, farmi accarezzare di nuovo da quella voce straordinaria, rimpiangere la scomparsa di un’artista così dotata e fragile.

Learning to love yourself, this is the greatest love of all.