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A volte le bottiglie con i messaggi si arenano su qualche spiaggia

A volte le bottiglie con i messaggi si arenano su qualche spiaggia

E’ trascorso giusto un anno da quando, non sapendo cosa fare con un dominio ricevuto in regalo (eh sì, un tempo si faceva una cravatta o un dopobarba, nel XXI secolo si regalano nomi a dominio!), ho cominciato a scrivere questo blog. Il dominio sta per scadere e il volume di traffico prodotto dal mio sito (per parlare in termini di business) non è tale da giustificare il rinnovo del nome a dominio.

Eppure devo dire che avere un blog è una cosa che mi piace, affidare alla Rete un messaggio con i miei pensieri, le mie riflessioni, tutte quelle cose che sono troppo impegnative o troppo noiose da dire mentre si beve una birra con gli amici in un locale rumoroso. I miei biglietti da infilare nelle bottiglie virtuali dei miei post. E chissà che il mare di Internet non li faccia approdare su qualche spiaggia. Che qualcuno passando ne sia incuriosito.

Per i miei pochi e sporadici lettori, segnalo quindi che da oggi potete ritrovare le inutili ciance del vostro affezionatissimo Timido Ubriaco all’indirizzo https://iltimido.wordpress.com (purtroppo iltimidoubriaco era già stato preso! Pazienza, ci vorrà meno a digitarlo!!). Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno dato una sbirciata ai miei post in questo anno che è appena trascorso e gli inossidabili che, di tanto in tanto, li hanno persino commentati.

La locandina del film "Ridicule" (1996)

La locandina del film "Ridicule" (1996)

Recentemente mi sono imbattuto in un tutorial che fornisce alcuni consigli per avere un blog di successo. Il succo è che i blog devono avere una grafica accattivante, i post devono essere infarciti di elementi multimediali che carpiscano l’attenzione del navigatore distratto e annoiato, ma soprattutto i testi devono essere estremamente brevi, perché, in mancanza di una forte motivazione, un utente difficilmente si spinge oltre le prime righe. E’ solo con la battuta graffiante (vedi Spinoza, che spopola in rete), con la frase ad effetto messa come mood su Facebook che si riesce ad ottenere un po’ di attenzione. Continuando di questo passo quanto tempo passerà prima che il pensiero più profondo che riusciremo ad esprimere sarà una faccina sorridente o una faccina triste?

Ma davvero la nostra società si sta riducendo a condensare ogni concetto nei 140 caratteri di un tweet? Davvero siamo così superficiali da lasciarci attrarre solo dalla carta colorata del pacchetto, senza badare al suo contenuto? Davvero è solo con la boutade, con la battuta sagace che la propria opinione può emergere dall’enorme flusso di informazioni che quotidianamente ci sommerge?

Mi viene in mente un bel film francese visto qualche anno fa che si intitola “Ridicule”: è ambientato nel 1780 e racconta la storia di un marchese che, per ottenere i finanziamenti per bonificare le paludi nelle sue terre (causa di malattie che decimano la popolazione), si reca a Versailles, sperando di poter parlare con Luigi XVI. Ma scopre ben presto che la corte è un enorme e perverso giocattolo, nel quale ogni sua possibilità di esporre al re il proprio problema passa attraverso le arguzie, la risposta pronta e brillante e l’effimera popolarità che se ne riesce a ottenere. E, quando una clamorosa caduta durante un ballo in maschera gli preclude ogni possibilità di incontrare il re, il protagonista commenta amaramente: “Demain des enfants de chez moi vont mourir, et ils mourront de ce ridicule qui m’éclabousse aujourd’hui”.