Archivio per febbraio, 2011

Il punto di rottura ("l'anello che non tiene" avrebbe detto Montale)

Il punto di rottura ("l'anello che non tiene" avrebbe detto Montale)

I recenti fatti accaduti in Egitto mi hanno fatto riflettere su un problema che mi ha sempre affascinato: il punto di rottura.

Un chiodo rimane immobile per anni e anni, poi un giorno cede di colpo, apparentemente senza motivo, e il quadro cade a terra, il vetro va in fratumi. Forse nel tempo impercettibili movimenti logoravano la struttura del muro? Oppure le tensioni a lungo accumulate e andate crescendo riescono alla fine a vincere ogni resistenza? Cos’è che attiva questi processi improvvisi?

Un popolo che dopo trent’anni di quiete decide inaspettatamente di ribellarsi a un regime, un edificio di duemila anni che implode di colpo, un seme nascosto per giorni nel ventre della terra che produce un germoglio, un bimbo che dopo quaranta settimane improvvisamente decide di uscire dalla pancia della mamma.

Incredibile.

I trailer al cinema

I trailer al cinema

Ieri sera, mentre nel buio della sala aspettavo l’inizio de “Il discorso del Re” (bel film, tra l’altro, e non solo per la presenza di Helena Bonham Carter, una delle mie attrici preferite), mentre sullo schermo si rincorrevano le pubblicità di altre pellicole, mi sono reso conto che spesso questa è proprio la parte che preferisco di una serata al cinema.

Sì, forse sono malato, ma, mentre tanta gente ne è annoiata o addirittura scocciata, a me piace moltissimo vedere i trailer dei film al cinema. Nulla a che vedere con i trenta inutili secondi di un trailer televisivo, al cinema un trailer dura diversi minuti, in molti casi raccogliendo le scene più belle o significative di un film, al punto che per molte delle (prevedibilissime) pellicole prodotte oggigiorno, una volta visto il trailer non c’è più alcun bisogno di vedere il film, non aggiunge altro: in pratica in pochi minuti è come se avessi visto un intero film che magari dura due ore, un risparmio di tempo eccezionale!

Quando terminano i trailer e comincia il film per il quale ho pagato il biglietto, mi intristisco sempre un po’, sapendo che invece questa pellicola dovrò vederla integralmente, senza fast forward, e in molti casi (fortunatamente non è stato così per il film di ieri) l’esperienza non vale il tempo perduto.

Dev’essere per questo che amo tanto questi lunghi spot: quante seccature e noiose occasioni nella vita vorrei poter esaurire nello spazio dei pochi minuti di un trailer!

Non è cosa che succeda tutti i giorni, eppure di tanto in tanto mi capita. Sto camminando per la strada: un giorno qualsiasi, di fretta come sempre, magari con un po’ di musica nelle orecchie. E improvvisamente, senza alcun motivo apparente sento un calore che mi sale da dentro, il mio animo quasi trabocca, sono felice.

Forse perché sto guardando distrattamente un bel tramonto, forse perché nella vita ci sono alcuni momenti apparentemente comuni e insignificanti ma esteticamente perfetti, forse solo perché mi sento vivo.

Un’illogica allegria, come nell’omonima canzone di Giorgio Gaber (qui riproposta nella versione, altrettanto bella, dei La Crus con Samuele Bersani). Quei piccoli, meravigliosi momenti per cui la vita vale la pena di essere vissuta.

E’ in onda in questi giorni la nuova pubblicità dell’Ikea, che, come tutte le cose demenziali, io trovo esilarante. Soprattutto perché mi fa pensare alla “creatura” che durante la settimana vive sulla poltrona della mia camera da letto: il Mucchio.

So che esistono persone che la sera, quando si spogliano, ripongono ordinatamente i loro abiti nell’armadio; io invece, che pure sono estremamente ordinato (a volte persino maniacale), sulla quotidianità mi lascio un po’ andare e getto immancabilmente gli abiti usati sulla indispensabile poltrona della camera, dove, giorno dopo giorno, il Mucchio prende forma.

Può sembrare una presenza inquietante, perché cresce lentamente a vostra insaputa, perché spesso allunga un tentacolo sul vicino comò o perché ama divorare tutto quello che gli capita a tiro (soprattutto le camicie, che, quand’anche vengano strappate tardivamente alla sua voracità, si sono già trasformate in un tragico e inutilizzabile ammasso di pieghe!). Eppure il Mucchio è anche una presenza casalinga, affettuosa, una sagoma rassicurante che ritrovi la sera al tuo rientro e gentilmente accoglie i vestiti che ti togli, in modo che tu non debba affaticarti per piegarli.

A volte però mi capita di tornare a casa, entrare in camera da letto e…”Mucchio, mucchiettooo, dove sei?? Mucchioooo?? Mucchiooo????….Nooooooo….”. Mia moglie, esasperata dalla sua invadenza, alla fine l’ha fatto a pezzi (crudele!) e l’ha fatto sparire. Uff, adesso mi tocca ricominciare da capo!!