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Uno dei collegi dell'Università di Cambridge, il migliore ateneo del mondo

Uno dei collegi dell'Università di Cambridge, il migliore ateneo del mondo

Qui in Italia si fanno un sacco di discussioni sul sistema scolastico, su quello che la scuola dovrebbe dare agli studenti, sul fatto che lo scopo dell’università non è la trasmissione ma è la ricerca del sapere, sui costi sui tagli sui gessetti e sulla carta igienica, eccetera eccetera eccetera. D’altro canto l’istruzione sembra rappresentare sempre di più solo un capitolo di spesa per un moderno Stato-azienda e, anche per quanto riguarda l’università, le tasse d’iscrizione (tra le più basse d’Europa) non riescono minimamente a coprire i costi del personale, figuriamoci quelli della ricerca.

Ma del resto, stiamo parlando dell’università italiana, che non è certo un’istituzione prestigiosa: è uscita in questi giorni la classifica QS delle migliori università al mondo, che vede il primo ateneo italiano, quello di Bologna, classificarsi solo in 183° posizione, mentre il primo posto è occupato (verrebbe da dire “ovviamente”) dall’università di Cambridge e altre tre università inglesi occupano rispettivamente il quinto, il sesto e il settimo posto.

Sarà, ma ogni volta che facendo zapping si capita su Studio Aperto (ma ormai anche sul TG1 o sul TG2…) la maggior parte dei servizi di “approfondimento” (leggi: che non riguardano i gossip) cominciano con la frase “Secondo uno studio inglese…”, cui seguono le inutili panzane alle quali siamo ormai – ahimé – assuefatti. Sembra che negli atenei inglesi non si faccia altro che fare ricerche demenziali: provate a cercare su Google News “ricerca inglese” e vedrete se non ho ragione. Oggi, ad esempio, ho ottenuto la seguente lista di risultati: una ricerca inglese dimostra che il caffè a colazione non migliora le prestazioni della giornata, un’altra afferma che gli uomini sono soggetti al colpo di fulmine più delle donne, un’altra ancora che la lunghezza dell’anulare è proporzionale alla carica sessuale di un uomo, per concludere in bellezza con la statistica che indica il mestiere preponderante per i nati in un certo mese dell’anno.

Certo che a fronte di queste ricerche è difficile non essere dalla parte dei ragazzi inglesi che protestano perché si sono visti triplicare le tasse universitarie (che dall’anno prossimo ammonteranno mediamente a 9000 sterline all’anno!), soprattutto quando il governo risponde che “è stato necessario per mantenere alto lo standard di eccellenza accademico delle università del Regno Unito”!! Eh, beati loro che hanno le migliori università del mondo! Io, che sono italiano, posso solo consolarmi pensando che, essendo nato a giugno, ho buone probabilità di diventare amministratore delegato o di prendere il premio Nobel!

I pupazzi di neve degli antichi romani saranno stati così?

I pupazzi di neve degli antichi romani saranno stati così?

Una delle principali curiosità di un blogger è sicuramente quella di monitorare il traffico sul proprio sito. Nel mio caso, devo dire che ciò che mi affascina di più è scoprire in che modo le persone approdano alle pagine del mio blog, qual è la ricerca che hanno effettuato su Google per arrivare fin qui. E devo ammettere che di tanto in tanto le statistiche di accesso riescono a strapparmi un inatteso sorriso.

Va detto innanzitutto che includendo la parola “Ubriaco” nel titolo del proprio blog si attira inevitabilmente una serie di utenti che fa ricerche quantomai…pittoresche, come trovare ispirazione per fare dei (sicuramente raffinatissimi) “auguri ubriachi“, per formulare dei “pensieri di Natale ubriachi” o per confezionare un originalissimo “costume di carnevale da ubriaca” (naso rosso, passo barcollante e bottiglia in mano?!?).
Ci sono poi moltissimi utenti che approdano sul mio sito cercando un fantomatico (ma evidentemente assai popolare) “quadro ubriaco” o un “quadro con vecchio che si ubriaca“. A me sinceramente non viene in mente nessun “quadro sugli ubriachi“, ma è evidente che l’ebbrezza è strettamente correlata all’arte e al pensiero, visto che c’è chi cerca un “copione ubriaco“, chi vorrebbe avere informazioni su “Schopenhauer ubriaco” o su “Bersani sbronzo” (ignoro se si riferiscano al cantante o al politico) e persino chi avanza la tesi piuttosto azzardata secondo la quale “se sei ubriaco ricordi le cose importanti“!!

Ci sono poi alcune ricerche che sembrano più che altro delle confessioni, il Web ascolta silenzioso e comprensivo tutti i nostri peccati: c’è chi è “ubriaco tutti i giorni” e quelli che sono “ubriachi ogni weekend“, mentre, con l’inizio delle ferie estive (evidentemente non troppo esaltanti), c’è chi afferma: “in vacanza sono sempre ubriaco“. Ma la bella stagione induce anche alcuni etilisti (che pure appaiono indifferenti ai danni che possono arrecare al proprio fegato) a preoccuparsi della salute della pelle e a informarsi quindi su cosa accada a “prendere il sole da ubriachi“; altri invece cercano forse conferma all’interessante teoria secondo la quale “l’estate ci si ubriaca di meno“.

Altre volte dietro le poche parole di una ricerca si può intravedere o immaginare un’intera storia. C’è chi vuole aiutare un “amico ubriaco in crisi” e chi “piange solo se ubriaco” (oh, sono problemi!), ma devo dire che le confessioni più intimistiche sono legate soprattutto alla parola “Timido” nel titolo del blog: qualcuno spera di trovare su Internet il modo di “dichiarare il proprio amore ad una donna sposata” o semplicemente di “dichiarare il proprio amore ad un uomo” (evviva la parità dei sessi!), mentre un altro timido si chiede “perchè mi faccio sempre rosso?“. Qualcuno confessa poi (stranamente a Google anziché alla persona interessata) che “non esserci salutati mi ha lasciato un po’ di tristezza“, mentre un altro fa una ricerca che sembra l’incipit di un racconto: “incontri una ragazza e ti sorride“. Già. E poi?

Di sicuro, da quando guardo queste statistiche, sono molto più attento alle parole che inserisco nella casellina della ricerca di Google, sapendo che forse dall’altra parte della rete c’è un essere umano che legge quello che ho scritto e se ne domanda il motivo: cosa spera di trovare su Internet chi cerca la frase “uomo timido in amore” o “un uomo silenzioso e timido“? Il coraggio di dichiararsi non si nasconde certo tra i bit di una pagina web.
Ancora più criptico è lo scopo che può aver spinto qualcuno a dare in pasto a Google la frase “zampette gelate e fumanti“. Cosa avrà voluto dire? Cosa cercava? Non riesco proprio a immaginarlo.
Ma tra tutte le ricerche che hanno condotto utenti sconosciuti sulle pagine del mio blog, devo dire che quella che mi ha segnato maggiormente è un’altra, una domanda che ha instillato in me un dubbio assillante, una questione cruciale che purtroppo per me resta tuttora senza risposta: “gli antichi romani facevano i pupazzi di neve?“.