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Il Babau è tornato

Il Babau è tornato

Un giorno di due anni e mezzo fa sei uscita di casa con una sacca: dentro c’era un cambio, un asciugamano e il tuo cagnolino di peluche, il Babau lo chiamavi, da abbracciare per fare la nanna. Mi si stringeva il cuore a saperti per la prima volta lontana da noi, anche se solo per poche ore.

Sono passati tanti giorni da allora e tutti e due siano cresciuti, tu un po’ più grande, io un po’ più vecchio.

E ora, venendoti a prendere al nido per l’ultima volta, ho sentito un po’ di malinconia. Ho pensato che nella tua brave vita questo è il primo ciclo che si conclude, la prima porta sul passato che si chiude per sempre. Stai crescendo in fretta, sei già una bambina grande e io non ho avuto nemmeno il tempo di rendermene conto.

Ti guardo dormire e sento che mi stai sfuggendo, ogni attimo ti porta via, mi lasci indietro, il tuo papà non sa più correre veloce come un bambino.

È la vita che scorre, che fa uno dei suoi scatti, come è giusto che sia.
Il Babau è tornato a casa.

Due

Pubblicato: 19 febbraio 2013 in Il Timido Ubriaco
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Due. Due anni possono essere un attimo e possono essere una vita. Due anni sembra ieri, ma quello che c’era prima è infinitamente lontano, in un altro universo.

Due anni. Era un sabato pieno di sole, una giornata stupenda, quasi tiepida, insolita in questo mese. Ogni tanto guardavo il sole illuminare il mondo fuori dalla finestra. Sembrava sorridere, il mondo. Anche se lei era lì, anche se il cuore batteva forte sotto il camice verde, anche se la paura, l’ansia, l’odore dell’ospedale s’impossessavano di noi, il mondo sorrideva, lì fuori, placido: sì perché quella era la vita, pulsava attraverso di noi, lo sentivamo, era qualcosa che il linguaggio non sa spiegare, un’emozione ancestrale, primitiva, travolgente.

E poi di colpo eri là, bellissima sin dal primo istante, con gli occhi aperti e curiosi a scrutare quello stranissimo posto. Nel calore delle mie braccia, la prima di infinite volte. In mezzo a noi due a insegnarci cosa significano le parole mamma e papà. Lontana o vicina, incessantemente nei nostri pensieri. E ancora insieme a noi due, smarriti incoscienti eccitati felici felici felici, rapiti nell’estasi di te, sopraffatti da un evento più grande di noi, intenti a capire come possa essere possibile che due più uno faccia ancora due.