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Natale

Natale

Le luci dell’albero che si accendono e si spengono, il ciocco che brucia lentamente nel camino diffondendo nella stanza quel calore che nessun altro sistema di riscaldamento è in grado di dare, la tovaglia di Natale, il servizio buono, i pacchetti che aspettano sotto l’albero…

Sì, forse si era già capito dal mio post dell’anno scorso: mi piace il Natale. Lo so, è un’affermazione impopolare, è un po’ come dire che si guarda il Festival di Sanremo, sono cose che si potevano amare da bambini, che si potevano amare nel secolo scorso, quando si era ingenui. Ora che siamo smaliziati, ora che siamo consapevoli, ora che siamo tristi non possiamo più amare il Natale, è da sfigati, non è per niente di moda. Lo so.

Eppure quando arriva questa festa mi sento ancora come un bambino, mi emoziono, mi sento elettrizzato. E come sempre succede, è più la preparazione della festa che la festa stessa a eccitarmi: per me il Natale è la sera del 24; il 25 è una giornata noiosa, quasi una lunga e pesantissima domenica pomeriggio con i parenti. Ma il 24 sento tintinnare la slitta, le stelle limpide nella notte invernale sembrano partecipi della festa e per una sera si dimenticano i litigi, le critiche, le invidie che caratterizzano ogni buona famiglia e si fa finta di essere la famiglia del Mulino Bianco. Felici. Allegri.

E la cosa migliore è che funziona. Si è davvero allegri, si vive davvero il piacere di stare insieme. Ed è forse questa la vera magia del Natale.

Oggi si affitta anche il Natale...

Oggi si affitta anche il Natale...

Sin dagli anni ’30 del secolo scorso, quando la Coca Cola Company ha praticamente inventato la figura di Babbo Natale così come lo conosciamo oggi, il Natale è sempre stato un business per tutti i commercianti. E’ inutile fingere di stupirci o mostrarci indignati quando i negozi mettono le decorazioni natalizie fin dalla fine di ottobre oppure quando vediamo i centri commerciali presi d’assalto nel mese di dicembre. “C’è la crisi e poi negozi e ristoranti sono sempre pieni”, “Ormai il Natale è solo una festa commerciale”, “Tanto poi la metà dei regali si butta via, sono tutte cose inutili” (ovviamente queste cose le diciamo sempre mentre siamo a nostra volta in giro a comprare regali di Natale!).

Sembra che oggigiorno tutto si possa comprare, anche lo spirito natalizio, ormai persino il sentimento religioso (l’altro giorno, giuro, ho letto la seguente frase: “Potete comprare Gesù Bambino cliccando qui”!). Eppure, adesso che siamo alle porte della festa, ora che il rush è finito, che i regali sono stati impacchettati e le vivande sono già in dispensa, possiamo finalmente goderci il Natale e mettere da parte tutte queste noiose considerazioni sociologiche.

Perché in fondo il Natale è questo: ritrovarsi con i propri familiari accanto al caminetto, godersi l’effetto cromatico dei pacchetti variopinti sotto l’albero (no, non importa cosa ci sia dentro…), il sapore lontano di una festa che ci fa tornare un po’ alla nostra infanzia e che, se lo vogliamo, ci restituisce la capacità di emozionarci per le piccole cose, l’odore della resina e le luci intermittenti, il racconto di un bambino che nasce, come una fiaba che abbiamo ascoltato tante volte ma che vogliamo sentire di nuovo, e poi ancora i mille ricordi, struggenti, che non si possono comprare.

Buon Natale

Buon Natale a tutti

Un Natale un po’ kitsch, forse, come in una pubblicità della Coca Cola. Ma per un giorno all’anno chi se ne frega di essere sempre originali, sempre attenti a quello che si dice o che si pensa. E’ a chi non riesce a godersi questa festa, soprattutto, che voglio dedicare i miei migliori auguri.

Buon Natale a tutti.

La Fiera delle Oscenità

Pubblicato: 17 dicembre 2010 in AcidaMente
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Le vetrine in questi giorni sono piene di simpatici oggetti Natalizi

Le vetrine in questi giorni sono piene di simpatici oggetti Natalizi

Il collega di lavoro, quell’insegnante così brava, l’amica di amici che sai che comunque qualcosa ti fa quindi non puoi presentarti a mani vuote…Insomma le occasioni in cui si è colti dalla necessità di fare un “pensierino” a qualcuno a Natale si sprecano. Spesso però si tratta di persone di cui si ignorano i gusti e le passioni e, come se non bastasse, si vorrebbe riuscire nell’impossibile impresa di fare un regalo gradito (o perlomeno decente!) con un budget più che ridotto.

Ecco allora spuntare come funghi negozi che propongono gli oggetti più stravaganti e inutili, ma tanto fashion e simpatici.
Ma fin qui va ancora bene.

C’è poi la serie delle candele di tutte le fogge e tutte le forme.
Ma va ancora bene.

Il vero dramma arriva quando si scende un gradino più in basso, quel gradino che è proprio prima del baratro e che è il luogo da cui provengono i più pregevoli capolavori che possano nascondersi in un pacchetto natalizio.

L'esercito dei Babbi Natale

L'esercito dei Babbi Natale

Devo dire che in questo settore la fantasia umana ha prodotto e produce dei veri orrori: Babbi Natale che sculettano a suon di musica come ballerine del Crazy Horse, drammatiche statuine di qualche materiale plastico che scimmiottano malamente i polverosi soprammobili della nonna, le immancabili ciabattone pelose a forma di zampa di animale, e via dicendo, in un’infinita orgia di oggetti inutili e, cosa ben peggiore, brutti.

Le immancabili ciabattone a zampa d'animale

Come si possono produrre in serie delle cose così palesemente di cattivo gusto? Perché il buon gusto è senz’altro soggettivo, ma il cattivo gusto è assoluto. Perciò, mentre guardi l’ennesimo simpaticissimo gnometto o elfo o maialino, ti sorprendi a pensare: ma davvero questa persona avrà creduto che mi potesse piacere quest’orrore? Che idea ha di me? Perché in fondo è questo il problema: i regali che riceviamo sono come uno specchio che ci mostra l’immagine distorta che gli altri hanno di noi.
Ma è solo un istante: in fondo è Natale, quello che conta è il pensiero. Sorridi e ringrazi calorosamente per l’ennesimo oggetto da dimenticare nell’angolo più buio della soffitta, ben sapendo che fingere soddisfazione per averlo ricevuto è il miglior regalo che puoi fare a chi te l’ha donato.

Il deserto di Atacama

Pubblicato: 6 dicembre 2010 in AcidaMente
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Un'immagine che sintetizza bene la solitudine e il clima arido del deserto di Atacama

Un'immagine che sintetizza bene la solitudine e il clima arido del deserto di Atacama

Esiste un luogo sulla Terra che ha almeno due invidiabili peculiarità: un clima asciutto, o meglio decisamente arido (la piovosità media è di 0,08 mm all’anno), e una densità abitativa tendente a zero. Si tratta del deserto di Atacama, una solitaria distesa di terra situata nel Cile settentrionale.
Certo, va detto che il luogo non sembra particolarmente ospitale e che dover percorrere centinaia di chilometri per compare una scatoletta di tonno potrebbe essere un po’ scomodo (figuriamoci se poi quando si arriva a casa ci si accorge di non avere un apriscatole!), ma dopo un’intensa domenica di shopping per le umide vie del centro cittadino, vi assicuro che l’immagine del deserto di Atacama vi apparirà improvvisamente invitante e quasi paradisiaca!

In questi weekend prenatalizi la smania dello shopping assale anche la più mite delle vecchine che, incurante del freddo e dell’umidità, si lancia a capofitto per le strade, facendosi largo tra la folla a forza di spintoni. In un clima del genere ogni più piccola azione diventa un’impresa titanica: non dico recarsi in un centro commerciale (un’esperienza che, in questi giorni, va ben oltre le mie capacità di sopportazione), ma anche semplicemente fare due passi in centro diventa impossibile.

Pensi di parcheggiare la macchina in quella stradina sperduta di cui conoscete l’esistenza solo tu e un monaco eremita del monte Athos? Macché, già ci trovi almeno due auto ferme, in attesa che si liberi un posto. Vuoi prendere un tè in un anonimo bar nascosto in un vicolo buio? Dentro a malapena si riesce ad entrare per quanta gente ha avuto la tua stessa idea. Alla ricerca di un po’ di sollievo entri dal ferramenta (pensando: “Sarà vuoto: del resto, mica si regalano lucchetti a Natale”)? Eh no: anche lì incredibilmente troverai qualcuno!

Ecco, una giornata di questo tipo mi porta a riflettere su molte cose. Innanzitutto, mentre la folla mi spintona per la via, mi domando: ma dove sono tutte queste persone il resto della settimana? Sì, lavorano, va bene, ma non basta: sono veramente TANTE persone: se vai in un qualsiasi centro commerciale il parcheggio è pieno, all’Ikea nemmeno a pensarci, il centro città è inavvicinabile, anche solamente il numero di automobili che si vede in giro è enorme.
Questo mi porta a una seconda riflessione: siamo troppi in questo Paese, la situazione sta diventando insostenibile. Per dimostrarlo ho anche elaborato un esperimento, che chiunque può ripetere comodamente nella propria città: entrate in un qualsiasi supermercato di sabato (non è necessario farlo in questi giorni di delirio consumistico, va bene in un periodo qualunque dell’anno); ovviamente in quel giorno il negozio sarà abbastanza affollato (se così non fosse, fatemi sapere dove abitate, perché mi ci trasferisco immediatamente!).

Sand dune in San Pedro de Atacama

Il deserto di Atacama: un'immensa distesa di pace e solitudine

Ora, piazzatevi con il vostro bravo carrello davanti a uno scaffale a vostra scelta e cominciate a contare. Non importa se vi siete messi davanti ai pannolini per macachi, alle merendine al gusto di cavolo nero o alle boccette di veleno di pesce palla, potete stare sicuri che entro un minuto ci sarà qualcuno che avrà bisogno esattamente di quell’assurdo oggetto davanti al quale vi trovate e che vi costringerà a spostarvi, facendovi inesorabilmente trascinare via dall’impetuosa corrente di persone e carrelli che riempie il supermercato.

Che pace ci dev’essere nel deserto di Atacama!