Le luci dell’albero che si accendono e si spengono, il ciocco che brucia lentamente nel camino diffondendo nella stanza quel calore che nessun altro sistema di riscaldamento è in grado di dare, la tovaglia di Natale, il servizio buono, i pacchetti che aspettano sotto l’albero…
Sì, forse si era già capito dal mio post dell’anno scorso: mi piace il Natale. Lo so, è un’affermazione impopolare, è un po’ come dire che si guarda il Festival di Sanremo, sono cose che si potevano amare da bambini, che si potevano amare nel secolo scorso, quando si era ingenui. Ora che siamo smaliziati, ora che siamo consapevoli, ora che siamo tristi non possiamo più amare il Natale, è da sfigati, non è per niente di moda. Lo so.
Eppure quando arriva questa festa mi sento ancora come un bambino, mi emoziono, mi sento elettrizzato. E come sempre succede, è più la preparazione della festa che la festa stessa a eccitarmi: per me il Natale è la sera del 24; il 25 è una giornata noiosa, quasi una lunga e pesantissima domenica pomeriggio con i parenti. Ma il 24 sento tintinnare la slitta, le stelle limpide nella notte invernale sembrano partecipi della festa e per una sera si dimenticano i litigi, le critiche, le invidie che caratterizzano ogni buona famiglia e si fa finta di essere la famiglia del Mulino Bianco. Felici. Allegri.
E la cosa migliore è che funziona. Si è davvero allegri, si vive davvero il piacere di stare insieme. Ed è forse questa la vera magia del Natale.