Posts contrassegnato dai tag ‘mare’

L'ossessione del tempo

L’ossessione del tempo

Scena Prima
Un mattino di luglio guardo l’orologio e, come faccio decine di volte nella mia giornata, esclamo: “E’ tardissimo!”. Mi alzo di scatto, abbandonando quel meraviglioso momento di intimità che unisce una famiglia al tavolo della colazione, e mi precipito verso il bagno. Poi sulla porta indugio, mi volto e dico a mia moglie, scherzando: “«E’ tardissimo!» è la storia della mia vita”.

Scena Seconda
Sto preparando la valigia per il mare. Che noia queste compagnie aeree che ti impongono anche un limite sul peso dei bagagli, oltre che sulle dimensioni! Devo assolutamente farci entrare il netbook, così magari durante le vacanze mi riesce di portare a termine qualcuna delle mille cose che sono nella mia lista delle cose da fare. Ma la bilancia non vuole saperne di collaborare. Non mi resta che sostituire le 654 pagine di Gao Xingjian con le 428 di Fred Vargas. Ryanair ci impone letture leggere!

Scena Terza
Nella casa del mare, mia figlia dorme, mia moglie anche. Fuori il sole piomba a picco sul cortile, nella canicola si sente solo il rumore costante del mulino, sovrastato dal verso delle tortore. Sarebbe il momento ideale per accendere il netbook e cominciare a spuntare le voci della mia lista delle cose da fare. Ma in fondo sono in vacanza, voglio rilassarmi, mi metterò a fare qualcosa quando torno a Firenze. Al momento sembra che la cosa più importante sia sapere cosa è successo a Herbier. Torno a Fred Vargas.

Epilogo
Primo giorno di lavoro dopo le ferie. Il suono della sveglia è un trauma, ritrovare la propria scrivania è facile, il difficile è ricordare che lavoro si faceva prima delle vacanze.
Lungo la strada mi viene in mente che prima della fine di agosto bisogna chiamare per il nido. E passare in banca, perché il bancomat scade il prossimo mese. E le foto? Non le stampiamo? Andrebbero riordinate, bisognerebbe scegliere quelle da portare al fotografo e poi sistemarle negli album. Ma non posso scaricarle tutte sul PC, il disco è già quasi pieno, bisogna fare un po’ di pulizia. Una di queste sere mi ci metto.

Settembre è alle porte, comincia un nuovo anno di lavoro. La lista delle mie cose da fare si è allungata un pochino di più, la vita mi ha lasciato ancora qualche passo più indietro.

La Costa Concordia adagiata sugli scogli dell'Isola del Giglio

La Costa Concordia adagiata sugli scogli dell'Isola del Giglio

Ci sono scene che si fissano nella memoria e dalle quali non riesci a liberarti, ci sono drammi che ti colpiscono anche se non sei direttamente coinvolto. Provo a non pensarci, mi convinco che nel mondo ci sono tante altre tragedie che passano sotto silenzio e alle quali non dedico la stessa attenzione. Eppure ogni volta che vedo le immagini di quella nave adagiata su un fianco, come un gigante ferito a morte, sento un tuffo al cuore, un brivido mi corre lungo la schiena.

Le televisioni trasmettono ormai da giorni le scene del naufragio, i filmati ripresi dai passeggeri con i cellulari: l’enorme nave che si inclina, il panico tra le persone, il black-out, l’acqua gelida del mare che sfonda le vetrate del salone ingoiando tavoli, sedie, divani. La mente corre inevitabilmente alle scene già viste nei film, così straordinariamente simili: la tragedia del Titanic, meticolosamente ricostruita da Cameron, oppure la nave che si capovolge ne “L’avventura del Poseidon”, un film degli anni ’70 che vidi da bambino e che mi angosciò a tal punto che ancora adesso non sono mai tranquillo quando mi trovo su una nave, anche col mare calmo c’è sempre una sottile inquietudine che mi pervade.

La vita che copia l’arte che copia la vita. Ma questo non è un set cinematografico. E la paura, il dolore, le grida non si spegneranno insieme all’ultimo riflettore.