Nella società moderna, che ci impone di essere sempre magri, con la pancia piatta e che ci ha privato del piacere di addentare un dolce sommergendoci di sensi di colpa, c’è un periodo dell’anno (anzi due) in cui invidio gli omoni con la pancia debordante, quelli ben piazzati, che da soli occupano due posti sull’autobus. E’ il periodo dei saldi.
Dato che sia io che mia moglie siamo decisamente insofferenti alla folla e che non amiamo accalcarci nelle strade piene di gente o sgomitare all’interno dei negozi, invariabilmente aspettiamo almeno che passi una decina di giorni dall’inizio dei saldi prima di arrischiarci a entrare in qualche negozio.
E’ in questa occasione che mi riscopro essere l’uomo medio, l’italiano medio, almeno fisicamente: sembra che tutti portino la mia taglia, tutti il mio numero di scarpe, tutti hanno scelto lo stesso esatto colore e modello che avrei scelto io. Naturalmente non c’è rimasto più nulla di decente per la mia taglia, ma in compenso le stampelle e gli scaffali strabordano di bellissimi pantaloni taglia 56, di scontatissime maglie XXL, da abbinare con delle fantastiche scarpe numero 46.
Ora, io vorrei chiedere alle aziende che producono abbigliamento: se (come sembra) la quasi totalità degli uomini italiani ha una taglia M, il 48 di pantaloni e il 43 di scarpe, allora perché – ditemi – perché continuate a produrre una quantità smodata di vestiti con taglie esagerate che restano immancabilmente invenduti? Non potreste produrre una quantità maggiore di vestiti di taglia media? E voi, omoni dalle taglie forti, perché non vi vedo in giro a fare shopping quando c’è quest’abbondanza di scelta ad attendervi? Considerate la vostra fortuna, apprezzate la vostra unicità, il vantaggio di essere italiani pur non essendo fratelli di…taglia.