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Dopo un picco non si può fare altro che scendere

Dopo un picco non si può fare altro che scendere

Oggi è il solstizio d’estate, il giorno più lungo dell’anno. Da domani il sole comincerà il suo lento ma inesorabile spostamento verso sud e ogni giorno sarà un pochino più corto di quello che l’ha preceduto.

È questo il problema con i vertici: quando raggiungi la vetta non puoi fare altro che scendere. La gente dice: da oggi comincia l’estate! Io penso: da oggi comincia la fine dell’estate, gli acquazzoni di metà agosto già si avvertono all’orizzonte.

Secondo una ricerca inglese (ovviamente!) l’età più felice della vita sono i 38 anni: si è ancora relativamente giovani ma solitamente si sono già ottenuti alcuni importanti obiettivi in ambito familiare e lavorativo; mediamente a questa età si ha un posto di lavoro stabile, una casa, magari una famiglia e dei figli (che ancora non sono entrati nel terribile periodo adolescenziale!), insomma ci si sente realizzati su diversi fronti e si è raggiunto un certo equilibrio interiore.

Pochi giorni fa ho compiuto 36 anni, ho  pensato: mi restano solo due anni prima dell’inizio del mio inevitabile declino.

È questo il problema con i vertici. Quanto aveva ragione Leopardi!

La copertina del 45 giri di "Felicità"

La copertina del 45 giri di "Felicità"

Doveva succedere prima o poi. Succede a tutte le coppie che divorziano, figuriamoci poi a loro: era inevitabile che un giorno avrebbero cercato l’uno nell’altra il capro espiatorio sul quale scaricare il dolore lacerante e inconsolabile della perdita di una figlia. Eppure fino a oggi mi era sembrato che Albano e Romina fossero riusciti a mantenere, anche nella separazione, una certa dignità, un pudore antico, che non appartiene al luccicante mondo dello spettacolo. Ora gli ex coniugi canterini hanno perso invece ogni freno inibitore e si lanciano pesantissime accuse dai salotti televisivi.

Un po’ mi fa tristezza. Non certo per la perdita artistica, anche se, come quasi tutti i nostri cantanti melodico-trash di quegli anni, erano circondati da un’aura quasi mitica di leggende metropolitane (“Ma guarda che in Svizzera sono famosissimi!”, “Qui da noi non se li fila nessuno, ma a Tokyo riempiono gli stadi”, eccetera). No, le liti mediatiche dei coniugi Carrisi mi intristiscono per un altro motivo: perché per me, come – credo – per tutte le persone cresciute tra gli anni 70 e 80, Albano e Romina rappresentavano la coppia mediatica perfetta, il trionfo dell’amore, delle gioie familiari: come non invidiare la loro intesa armoniosa mentre, sorridendo e in perfetto sincro, cantavano “Felicità”?

E invece adesso eccoli: invecchiati, rovinati, incattiviti, a parlare di droga e di percosse. Era tutto finto, ci avevano ingannato, il sogno è finito.

Nostalgia, nostalgia canaglia.

Non è cosa che succeda tutti i giorni, eppure di tanto in tanto mi capita. Sto camminando per la strada: un giorno qualsiasi, di fretta come sempre, magari con un po’ di musica nelle orecchie. E improvvisamente, senza alcun motivo apparente sento un calore che mi sale da dentro, il mio animo quasi trabocca, sono felice.

Forse perché sto guardando distrattamente un bel tramonto, forse perché nella vita ci sono alcuni momenti apparentemente comuni e insignificanti ma esteticamente perfetti, forse solo perché mi sento vivo.

Un’illogica allegria, come nell’omonima canzone di Giorgio Gaber (qui riproposta nella versione, altrettanto bella, dei La Crus con Samuele Bersani). Quei piccoli, meravigliosi momenti per cui la vita vale la pena di essere vissuta.