Archivio per settembre, 2011

I negativi fotografici, ormai praticamente scomparsi dalle nostre vite

I negativi fotografici, ormai praticamente scomparsi dalle nostre vite

La tecnologia ci ha cambiato la vita, in pochissimi anni ha completamente stravolto la nostra civiltà, che per molti versi era rimasta pressoché immutata per secoli, se non addirittura per millenni. Tendenzialmente la tecnologia dovrebbe aver sensibilmente migliorato la nostra esistenza e certamente per molti versi è così. Eppure ci ha anche privato di qualcosa.

Ci pensavo l’altro giorno ritirando alcune stampe dal fotografo. Un tempo non vedevo l’ora di aprire la busta con le foto, vedere come erano venute, sfogliarle e ricordare le vacanze passate. Ora posso rivedere una foto appena scattata, mostrarla agli amici, vederla sullo schermo del PC e alla fine, dopo averla riguardata per l’ennesima volta anche per selezionarla, quando finalmente arrivo ad avere le stampe non le apro nemmeno: ho già visto e rivisto quelle foto così tante volte che mi sono venute a noia.

Allo stesso modo quando il cellulare mi squilla nei momenti più inopportuni, quando mi trovo in coda in macchina sotto il sole, quando mi accorgo che la televisione, il computer troppo spesso mi riducono al silenzio e sottraggono tempo prezioso alla vita reale, mi domando: ma davvero la tecnologia ci ha migliorato così tanto la vita?

Mi viene in mente una battuta divertente, con la voce di un improbabile risponditore automatico: “Per avere una lista di tutti i modi in cui la tecnologia ha fallito il suo scopo di migliorarci la vita, digita 3” (Alice Kahn).

Uno dei collegi dell'Università di Cambridge, il migliore ateneo del mondo

Uno dei collegi dell'Università di Cambridge, il migliore ateneo del mondo

Qui in Italia si fanno un sacco di discussioni sul sistema scolastico, su quello che la scuola dovrebbe dare agli studenti, sul fatto che lo scopo dell’università non è la trasmissione ma è la ricerca del sapere, sui costi sui tagli sui gessetti e sulla carta igienica, eccetera eccetera eccetera. D’altro canto l’istruzione sembra rappresentare sempre di più solo un capitolo di spesa per un moderno Stato-azienda e, anche per quanto riguarda l’università, le tasse d’iscrizione (tra le più basse d’Europa) non riescono minimamente a coprire i costi del personale, figuriamoci quelli della ricerca.

Ma del resto, stiamo parlando dell’università italiana, che non è certo un’istituzione prestigiosa: è uscita in questi giorni la classifica QS delle migliori università al mondo, che vede il primo ateneo italiano, quello di Bologna, classificarsi solo in 183° posizione, mentre il primo posto è occupato (verrebbe da dire “ovviamente”) dall’università di Cambridge e altre tre università inglesi occupano rispettivamente il quinto, il sesto e il settimo posto.

Sarà, ma ogni volta che facendo zapping si capita su Studio Aperto (ma ormai anche sul TG1 o sul TG2…) la maggior parte dei servizi di “approfondimento” (leggi: che non riguardano i gossip) cominciano con la frase “Secondo uno studio inglese…”, cui seguono le inutili panzane alle quali siamo ormai – ahimé – assuefatti. Sembra che negli atenei inglesi non si faccia altro che fare ricerche demenziali: provate a cercare su Google News “ricerca inglese” e vedrete se non ho ragione. Oggi, ad esempio, ho ottenuto la seguente lista di risultati: una ricerca inglese dimostra che il caffè a colazione non migliora le prestazioni della giornata, un’altra afferma che gli uomini sono soggetti al colpo di fulmine più delle donne, un’altra ancora che la lunghezza dell’anulare è proporzionale alla carica sessuale di un uomo, per concludere in bellezza con la statistica che indica il mestiere preponderante per i nati in un certo mese dell’anno.

Certo che a fronte di queste ricerche è difficile non essere dalla parte dei ragazzi inglesi che protestano perché si sono visti triplicare le tasse universitarie (che dall’anno prossimo ammonteranno mediamente a 9000 sterline all’anno!), soprattutto quando il governo risponde che “è stato necessario per mantenere alto lo standard di eccellenza accademico delle università del Regno Unito”!! Eh, beati loro che hanno le migliori università del mondo! Io, che sono italiano, posso solo consolarmi pensando che, essendo nato a giugno, ho buone probabilità di diventare amministratore delegato o di prendere il premio Nobel!